Alesio è la maschera che rappresenta Sarno. A guardarlo ricorda pulcinella di cui si ritiene fosse il cugino. Il personaggio ha il volto dipinto di due colori: il celeste simboleggia l’infinito e la vita, il giallo i territori sotterranei e la morte. Tradizione racconta che in paese il martedì grasso, festa che conclude la settimana dei sette giorni grassi di carnevale, Alesio impersonato in un fantoccio, fosse processato e condannato a morte.
Prima di essere arso in piazza il personaggio carnevalesco aveva redatto un testamento, ai tempi letto da un narratore: "A mio padre, re del lardo e della cotica, lascio i trenta maiali del porcile di Castagnitiello. A mia madre regina delle scrofe, lascio il moggio di ulivi al Cantariello. A mia sorella regina delle pacchiane, che si è sposata senza che io potessi vederla, lascio la sottana di mia nonna che non ha mai usato. Voglio che le mie budelle siano cosi divise: lascio i peli duri come setole al calzolaio di via Laudisio. Ai litigiosi di Piazza Municipio lascio i miei testicoli. A Michele il sordo lascio le mie orecchie. Lascio la mia lingua a coloro che parlano sempre della gente di Sarno, e fanno continuamente cause. Al macellaio di cappella vecchia lascio il mio intestino perché ne faccia salsicce. Ai contadini di Episcopio i femori, perché si facciano il brodo durante la pioggia. Alle donne di Sarno lascio i miei lombi per le notti insonni. Ai bambini la vescica per fare palloncini, alle ragazze la coda, ai finocchi i muscoli. Lascio i talloni ai corridori e ai cacciatori, ai ladri lascio le unghie e a colui che sta leggendo il mio testamento lascio la corda che porto sempre con me, perché ci si leghi il collo per impiccarsi".
Oggi il rito della “Morte del Carnevale”non si fa più, Sarno però ogni anno si anima di maestosi carri allegorici che sfilano imponenti per le strade seguiti da un corteo di centinaia di persone: uomini, donne, bambini mascherati, dispensano coriandoli e divertimento nel giorno più allegro dell'anno...Carnevale!